Almohadi

Il malcontento che la dominazione almoravide aveva generato si concretizzò in un movimento di opposizione delle tribù berbere Masmuda dell’Alto Atlante, nemiche tradizionali dei Sanhadja, a capo del quale si pose Ibn Tumart. Dopo aver a lungo soggiornato in Spagna e in Oriente, ove era entrato in contatto con il sufismo che si opponeva alla secolarizzazione e praticava l’ascetismo, era rientrato e con la sua predicazione si era creato un largo seguito nelle popolazioni berbere, inimicandosi al contempo le autorità almoravidi, delle quali denunciava l’empietà e contestava la legittimità. Il nome del movimento da lui fondato, Al Muwahhidun poi semplificato dagli Europei in Almohade, significa “coloro che professano l’unicità di Dio”, perché Ibn Tumart e i suoi seguaci ritenevano che ci si dovesse rifare alle origini e che il volere divino non dovesse essere tradotto in leggi. Nel 1121 egli si proclamò mahdi e, rifugiatosi a Tinmel, 75 km circa a SO di Marrakesh, creò un’organizzazione statale piramidale, alla base della quale era l’assemblea dei credenti;  un Consiglio dei Dieci doveva gestire con lui gli affari di stato, condurre l’esercito e guidare la preghiera e, con i quaranta rappresentanti delle tribù, costituiva il Consiglio dei Cinquanta.

Ibn Tumart morì nel 1130 e il successore da lui nominato, Abd Al Mimun, conquistò l’Atlante e si spinse sino a Marrakesh, senza che gli Almoravidi riuscissero ad opporglisi. Gli Almohadi furono chiamati quindi nella penisola iberica, ove riuscirono a contrastare l’esercito cristiano e a rifondare l’amministrazione di Al Andalus. Rinnegando l’autorità degli Abbasidi di Baghdad, Abd Al Mimun si proclamò califfo del nuovo vastissimo impero berbero islamico, che intorno al 1160 comprendeva tutto il sud della penisola iberica e il Maghreb dalla Libia alla coste atlantica del Marocco. Le due sponde dello stretto di Gibilterra erano di nuovo unite e i porti della penisola tingitana, Tangeri, Ksar al-Majaz (La cittadella di passaggio) / Ksar Sghir e Ceuta acquistarono una grande importanza: da essi transitavano verso la Spagna i cedri del Rif e l’oro del Sudan, mentre vi sbarcavano i preziosi tessuti delle manifatture andaluse e manufatti di ogni genere. Ma era grande anche la grande mobilità di persone e in particolare di intellettuali, come Averroè, che da Cordova si trasferì per esercitare la professione di giurista e medico alla corte di Marrakesh, ove scrisse i commenti ad Aristotele.

Per governare territori così vasti gli Almohadi svilupparono un sistema centralizzato e si servirono di professionisti provenienti dalla Spagna, che conoscevano sia la tradizione almoravide che quella degli Omayyadi. Questo sistema permise di realizzare ambiziosi progetti sino ad allora impensabili, come la misurazione di tutto il territorio dell’Africa settentrionale a fini fiscali e per evitare che le tribù nomadi e seminomadi modificassero gli spazi dei sedentari. Da questa poderosa ed efficientissima organizzazione trassero vantaggio i commerci, che si estesero sino a Pisa, Genova e Marsiglia; la ricchezza che ne derivò venne investita nelle città, che furono arricchite di splendidi monumenti, come la Giralda di Siviglia, la Kutubia di Marrakesh o la moschea di Tlemcen; Rabat venne ingrandita alla fine del XII secolo: viene descritta come una città favolosa di cui resta oggi come testimonianza la Tour Hassan, che doveva essere il minareto di una delle maggiori moschee dell’islam. Fiorirono le arti e le scienze, vennero prodotti trattati di medicina, di filosofia, di agronomia, di botanica; particolare sviluppo ebbe la letteratura di viaggio, specialmente nel Maghreb, ove brilla la figura di Ibn Battuta.

Nonostante la presenza di una possente macchina amministrativa, tra le tribù berbere non si diffuse il senso di appartenenza ad un’entità politica unitaria più vasta della tribù. Questa circostanza, unita al conflitto con gli ultimi Almoravidi che occupavano le Baleari, ai problemi di successione, alle scorrerie dei Beduini nel Maghreb orientale e centrale, alla ripresa dell’offensiva cattolica furono i principali fattori che portarono alla caduta dell’impero almohade.