La pittura dopo l'indipendenza

Se l’astrattismo non poneva problemi di compatibilità con l’interdetto religioso delle rappresentazioni di creature viventi, la nascita di una corrente figurativa ha suscitato invece un dibattito a volte vivace. La tradizione disegnativa marocchina si era formata nella calligrafia e nell’astrattismo geometrico, senza che nascesse una vera e propria pittura, contrariamente a quanto era avvenuto nei paesi che erano stati sotto la dominazione ottomana, come ad esempio la vicina Algeria che aveva coltivato l’arte della miniatura. La pittura “di cavalletto” nacque solo nel Novecento, a Tangeri, allora vivace centro di cultura internazionale, con Mohamed Ben Ali Ben Rbati (1861-1939) e significò l’emergere della categoria dell’artista, creatore originale, e la conseguente rottura sociale tra questo e l’artigiano. Essa si sviluppò specialmente nel nord del paese dalla Scuola di Belle Arti di Tétouan, istituita nel 1945, che ha avuto un’importanza fondamentale nella formazione di più generazioni di pittori marocchini. Subito dopo l’indipendenza, nel 1957 si tenne a Tétouan una «Grande mostra collettiva ispano-marocchina di pittura e di scultura» alla quale parteciparono i più importanti artisti del momento: Mariano Bertuchi, il principale pittore dell’epoca del Protettorato, Mohammed Serghini (morto nel 1991), pittore, disegnatore e poeta formatosi nella locale Scuola che diresse poi a partire dal 1956, e perfezionatosi a Madrid, primo studente marocchino della locale Scuola di Belle Arti (1942); Saad Ben Cheffaj (1939), anch’egli nativo di Tétouan e allievo prima della Scuola della città, dove ha poi insegnato Storia dell’Arte, quindi nella Santa Isabel de Hungaria di Siviglia; Mekki Megara (1933-2009), che seguì il medesimo itinerario di Ben Cheffaj e a cui si debbono tra l’altro i disegni di alcune monete coniate dalla Banca del Marocco. In quell’occasione si mise in luce l’allora giovanissimo Ahmed Amrani, nato nel 1942 nella stessa città e diplomatosi nella locale Scuola, che si perfezionò in seguito presso prestigiose istituzioni spagnole. Tra gli altri artisti del nord del Marocco vanno segnalati inoltre: Fatima Hassan El Farouj (Tétouan 1945), autodidatta, che dipinge in acrilico quadri naïf con scene tradizionali; Mohamed Chebaa (Tangeri 1935), formatosi alla Scuola di Tétouan, che ha diretto dal 1944 al 1988, e poi all’Accademia di Belle Arti di Roma, che dipinge ad acrilico composizioni astratte; Mohamed Chabi Benslimane (Ouezzane  1955); Mohammed Drissi, di Tétouan (1946-2003) pittore di corpi e scultore; Larbi Boudrissa (Tétouan 1950), che dipinge a olio e a gouache scene di vita quotidiana. Tra i giovani, infine, Mohamed Larbi Amri (Tangeri 1980), il rifano Said Rian, Bilal Sherif (1982), anch’egli diplomato a Tétouan, che opera principalmente a Chefchaouen e si definisce “pittore di opere architettoniche”.

Tra gli artisti del nord, un posto a sé occupa Mohamed Melehi (1936), definito “pittore in transumanza”, formatosi a Tétouan che, dopo aver lavorato in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti torna nel 1964 nella sua città natale, Assilah. Negli anni ’60 fa parte del gruppo Anachronique di pittori contestatori che organizzano una importante manifestazione, l’Exposition Manifeste, alla Jamaa Al Fna di Marrakesh nel 1969. Si trattò di un momento di riflessione collettiva sulla funzione dell’artista e sulle condizioni sociali che rendono possibile “l’amore per l’arte” e portò gli artisti a cercare le proprie radici culturali interrogando dall’interno le forme e di colori, i temi e i significati del patrimonio arabo-berbero, rimanendo aperti agli influssi esterni. Dipinse murales ad Assilah, dove con Mohamed Benaissa fondò nel 1978  il mussem. All’insegnamento ha affiancato una notevole attività di ricerca e promozione ed ha ricoperto importanti incarichi governativi. Pittore astratto, nel motivo a onde che spesso ripete evoca l’Oceano sul quale si affaccia la sua città.