Tétouan morisca andalusa
Al momento della rifondazione da parte di Sidi Al Mandhri la città aveva esigenze di difesa a causa della presenza europea sulla costa meridionale dello Stretto e dell’ostilità degli abitanti delle campagne. L’abitato, provvisto di sorgenti, venne delimitato da una possente ed ampia cinta con torri disposte regolarmente, secondo i principi dell’architettura militare andalusa, mentre all’interno esso rifletteva lo sviluppo urbano andaluso al suo apogeo. L’arrivo massiccio degli ultimi Moriscos quadruplicò la superficie della città, che ebbe una nuova cinta muraria nel XVIII secolo. L’impronta andalusa è nell’aspetto sobrio delle facciate degli edifici pubblici e privati, nell’altezza contenuta dei minareti e nella semplicità della loro decorazione. Gli artigiani si raggrupparono per specialità in vari settori dell’abitato. Nel XVII secolo il cimitero si sviluppa su un ripido pendio del Jebel Darsa; le tombe sono piccole camere quadrangolari coperte a cupola, diffuse sino al XVIII secolo, o semplici inumazioni segnalate da stele. Nel 1997 la medina di Tétouan è stata inserita nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO ed è stata recentemente oggetto di lavori di riabilitazione. Essa è costituita da cinque quartieri e l’importanza delle strade è segnalata nella pavimentazione stessa dalla presenza di serie di filari di blocchi (da uno a tre) sul loro asse; le case sono chiuse verso l’esterno.