L'artigianato artistico nei periodi fenicio e punico

Una delle attività con cui i Fenici, prima, e i Cartaginesi, poi, mostrano la loro abilità è l’artigianato artistico. Oggetti, per lo più pregiati, di piccole dimensioni (gioielli, amuleti, uova di struzzo decorate, terrecotte figurate) si diffusero con il commercio in tutto il Mediterraneo.

Questi oggetti, prodotti con grande perizia utilizzando materie prime raccolte nei vari mercati, trovavano impiego nella vita quotidiana, nella sfera religiosa e nel mondo funerario.

Per quanto riguarda la penisola tingitana, numerose e varie testimonianze provengono dalle necropoli, in particolare quelle della regione di Tangeri e da Raqqada, presso Lixus e attestano la diffusione della cultura fenicia e di quella promossa da Cartagine. Occorre precisare che per alcuni manufatti non è facile indicare una datazione precisa, perché sia le necropoli che alcuni prodotti dell’artigianato furono impiegati per un periodo assai lungo. Questi materiali verranno quindi presentati insieme.

 

I gioielli

L’oreficeria, con gioielli realizzati in vari materiali (oro, argento, bronzo, pasta vitrea, conchiglie), costituisce uno dei settori più rilevanti e caratteristici dell’artigianato fenicio e punico.

La metallurgia, molto sviluppata nel mondo fenicio e poi in quello punico, era stata favorita dal commercio di queste materie prime lungo le rotte del Mediterraneo.

Nella penisola tingitana i gioielli in oro sono meno numerosi di quelli in argento; risultano ben attestati anche quelli in bronzo. La presenza di monili, in particolare in oro o argento, all’interno delle sepolture può costituire un indicatore importante del rango sociale del defunto.

Significative in tal senso sono le collane provviste di medaglione centrale provenienti dalla necropoli di Raqqada (presso Lixus), costituite non solo da vaghi in oro, ma anche in cornalina, pasta vitrea turchese e vetro blu (l’una), in turchese e pasta vitrea decorata a occhi l’altra.

Tra gli orecchini è documentato il tipo di origine fenicia costituito da un anello aperto, oblungo, con un caratteristico pendente “a cestello”, molto diffuso in tutto il Mediterraneo; è noto sia in oro (necropoli di Raqqada: VI-V s. a.C.) sia in argento (necropoli della regione di Tangeri, Aïn Dalia Kebira e Djebila: VI s. a.C.).

Un’altra tipologia di orecchini, ancora meno diffusa in Marocco, è costituita dagli orecchini del tipo a granuli (con anello allungato recante quattro granuli saldati sulla parte rigonfia), realizzati in oro o in argento.

È stato inoltre rinvenuto un pendente a fiore di loto, appartenente probabilmente a un orecchino.

In argento, oltre agli orecchini, ricordiamo alcuni anelli, un bracciale (necropoli di Tangeri, Aïn Dalia Kebira e Djebila: epoca punica), mentre in bronzo sono stati realizzati un collare serpentiforme (età fenicio-punica), bracciali, pure serpentiformi (VI s. a.C.), orecchini dl tipo “a cestello” (Aïn Dalhia Kebira VI s. a.C.) e spille (Aïn Dalhia Kebira, VI s. a.C.).

Sono noti infine anche alcuni braccialetti in ferro.

Completano il quadro degli ornamenti personali alcune collane realizzate con materiali non metallici: tra questi le conchiglie, che avevano anche valore magico, in particolare le cypraeae (necropoli Djebila, Tangeri: V-I s. a.C.), utilizzate per collane e il cardium come pendente e i gusci di uova di struzzo, in qualche caso associati a elementi in pasta vitrea (necropoli di Djebila: VI s. a.C.).

 

I prodotti in bronzo

La metallurgia del bronzo è rappresentata da prodotti di elevata qualità. Tra questi spicca un esemplare proveniente da Cipro (l’isola dove i Fenici fondato la loro prima colonia, Kition): si tratta di un oggetto di carattere sacro, un attingitoio con il collo che termina in testa di cigno, raro in Marocco e nel Mediterraneo, rinvenuto a Lixus e databile all’ultimo quarto del VII s. a.C. (fine VII-VI s. a.C.); dallo stesso sito provengono anche frammenti di crateri.

Una delle tombe di Marshan-Tangeri ha restituito una statuetta femminile (forse il sostegno di un brucia-profumi) in bronzo di cultura punica: drappeggiata, tiene le braccia piegate sul petto e il capo inclinato in avanti, incorniciato da una capigliatura abbondante su cui è riconoscibile un berretto.

 

Le terrecotte figurate

Le terrecotte figurate puniche sono molto diffuse in tutto il Mediterraneo occidentale. Nella nostra regione sono note tre figurine fittili di epoca punica dalla necropoli di Marshan-Tangeri, votive o di culto: due femminili ed una di fanciullo.

 

Le uova di struzzo

I gusci di uova di struzzo decorati costituiscono un prodotto di artigianato artistico tipico del mondo punico; sono stati rinvenuti per lo più in contesti funerari. Nella religiosità fenicia e punica le uova simboleggiavano il principio vitale e la rinascita, quindi una vita futura oltre la morte, dato il forte potere simbolico legato alla rinascita di cui l’uovo era considerato portatore. Le uova di struzzo, utilizzate intere, tagliate a metà o a tre quarti o in frammenti di parete, potevano essere decorate tramite incisione o pittura.

L’approvvigionamento delle uova di struzzo, destinate a un mercato elitario in quanto oggetti di un certo pregio, avveniva in Africa settentrionale.

Nella penisola tingitana questi oggetti sono stati rinvenuti in alcune tombe della regione di Tangeri; essi erano utilizzati interi come parte del corredo funerario o in frammenti per ornamenti personali come le collane.

Alcune uova non presentano decorazioni ed hanno un foro che era servito per vuotarle, altre sono invece decorate con incisioni (l’esemplare della tomba 5 di Aïn Dalhia Kebira, Tangeri: VI-V s. a.C.) o dipinte con ocra rossa.

 

Gli amuleti

Sono oggetti largamente diffusi nelle sepolture fenicie e puniche del Mediterraneo, dotati di una forte valenza magica che doveva proteggere, anche dopo la morte, da influenze malefiche e avversità. I soggetti figurati ripropongono talvolta il repertorio iconografico di imitazione egiziana, dal momento che la cultura magico-religiosa fenicia deriva in gran parte da quella egizia.

Nelle necropoli della penisola tingitana gli amuleti sono piuttosto rari: tra quelli di età punica ricordiamo: un esemplare in pasta vitrea raffigurante il dio Bes dalla necropoli di Marshan-Tangeri; un amuleto in pasta vitrea raffigurante una testa di fauno, con alte orecchie piatte e a punta, zigomi e labbra sporgenti da una tomba di Djebila (Tangeri); infine, dalla necropoli di Aïn Dalhia (Tangeri), un esemplare in avorio a testa di ariete (epoca punica).

Nella lavorazione di materie pregiate quali l’avorio (ricavato dai denti di ippopotamo) e la pasta vitrea, gli artisti fenici potevano vantare una grande perizia.

 

Gli scarabei

Una delle rare attestazioni di questi oggetti proviene da Lixus: prodotto in pasta silicea con tracce di smalto blu-verde sulla superficie, reca alla base un cartiglio ellittico, delimitato da un solco, con al centro un geroglifico costituito da una freccia che corrisponde alle lettere “sn”.