Saadidi

La tribù Shorfa dei Banu Sa’ad sosteneva di essere originaria dello Hidjaz e di discendere dal Profeta, attribuendosi la qualità di sharifiana; nel XIV secolo si trovava nella media valle del Dra’ e successivamente si era spinta nel Sus. Nel 1510 uno di loro, un sant’uomo che godeva di grande prestigio, fu posto a capo della guerra santa (jihad) contro i Portoghesi, che si erano insediati ad Agadir, dalle tribù di quelle regioni. Alla sua morte, nel 1517/18, due dei figli, Ahmad Al Aradj e Muhammad Al Shaykh, si spartirono i territori che erano stati in suo potere, dando inizio alla dinastia Saadida; i loro primi obiettivi furono la liberazione dai Portoghesi e l’eliminazione dei Wattasidi dal Nord del Marocco. Marrakesh fu presa nel 1534 e venne costituito di fatto un regno, a capo del quale si pose Muhammad Al Shaykh, dopo la rottura con il fratello, che venne poi esiliato nel Tafilalt. La tomba del prestigioso maestro del padre dei due principi, Al Jazuli, fu trasferita a Marrakesh, che divenne così santa. Il colpo finale alla dinastia wattaside fu inferto con la presa di Fès nel 1549. Quanto ai Portoghesi, Agadir fu ripresa nel 1541, ed essi furono costretti ad abbandonare Safi e Azemmour; inoltre, come conseguenza della caduta di Fès, evacuarono anche i presidii di Arzila e di Ksar Sghir: il prestigio dei Saadidi presso la popolazione si accrebbe notevolmente.

Alcuni fatti nuovi interessavano intanto la frontiera orientale del regno: i Turchi Ottomani di Algeri erano intenzionati ad espandersi verso occidente e la debolezza del regno di Tlemcen rappresentava per loro una eccellente occasione; di essa volevano però profittare anche i Saadidi, che ne occuparono la capitale, ma la necessità di intervenire nel Sud per sedare la rivolta di Ahmad Al Aradj indebolì la loro posizione. La città fu riconquistata dagli Ottomani e la frontiera tra il Marocco e la Reggenza algerina fu fissato sul fiume Muluya. Muhammad Al Shaykh era rimasto talmente colpito dalla potenza e dall’efficacia dell’esercito ottomano che dotò il proprio di un’artiglieria pesante, istituendo a Fès una fonderia per cannoni, e si fornì di una guardia del corpo turca, che finì per assassinarlo nel corso di una spedizione nell’Atlante. Il suo successore, il figlio Mulay Abdallah Al Ghalib Billah proseguì la politica antiturca del padre, alleandosi con la Spagna: questa mossa gli inimicò i marabutti, che godevano di grande prestigio nel paese; per accattivarseli pose l’assedio alla fortezza portoghese di Mazagan ma non riuscì ad espugnarla. Alla sua morte si scatenò una guerra per la successione tra il figlio, erede designato, e il fratello del re defunto, appoggiato dai Turchi, che riuscì a prendere Fès nel 1576. Ma il giovane figlio trovò l’appoggio del re del Portogallo e si giunse così alla cosiddetta Battaglia dei Tre Re, combattuta presso l’Oued Makhazin il 4 agosto del 1578, in cui i tre sovrani persero la vita. La sconfitta fu durissima per il Portogallo ed ebbe conseguenze nefaste per il paese. Fu nominato sultano sul campo un altro fratello di Mulay Abdallah Al Ghalib Billah, Mulay Ahmad detto Al Mansur, il Vittorioso, che dalla vittoria ricavò un immenso prestigio religioso, un notevole bottino e un gran numero di schiavi.

Il suo lungo regno, durato venticinque anni, fu illuminato e felice: l’apparato statale (makhzen) fu riorganizzato e l’esercito venne coordinato da Turchi, le relazioni con l’impero ottomano e con le potenze europee (Spagna, Portogallo e Inghilterra) furono eccellenti e vennero istituiti proficui scambi commerciali; la conquista del Sudan occidentale comportò l’acquisizione di un ingente tributo annuo d’oro e gli fruttò l’ulteriore epiteto di Al Dhahabi, l’Aureo. Parte delle immani ricchezze del regno, che derivavano anche dall’esportazione dello zucchero, venne impiegata per rafforzare ed abbellire la capitale Marrakesh con monumenti che ne costituiscono la gloria e per i quali vennero impiegati materiali preziosi, come il marmo di Carrara: le nuove fortificazioni, il palazzo Al Badia (L’incomparabile), oggi in gran parte distrutto, due grandi moschee, la madrasa Ben Yusuf, le tombe degli Shorfa. Il sultano si circondò di intellettuali ed artisti; l’arte della calligrafia raggiunse altissimi livelli e la decorazione degli edifici risentì molto del raffinato influsso della Turchia, con lo sviluppo dello stile floreale.

Alla morte del sultano ebbero luogo lotte fratricide per la successione, nel corso delle quali i vari pretendenti si rivolsero per chiedere aiuto a varie potenze straniere; così gli Spagnoli si impadronirono di Larache, offerta da uno di essi in cambio di un aiuto mai concesso. L’opposizione religiosa ai Saadidi causò la presa di Marrakesh nel quadro di una guerra santa: Mulay Zaydan, che era stato riconosciuto come sultano dalle grandi potenze, fuggì portando con sé 73 casse di libri arabi che furono caricati su una nave francese, sequestrati dagli Spagnoli e poi collocati all’Escurial. Il paese si era impoverito, i marabutti non riconoscevano più alcuna autorità; intanto a Rabat si erano insediati i Moriscos, specialmente dopo l’espulsione dalla Spagna nel 1609-10, che avevano dichiarato repubblica indipendente: questi ed altri fattori indebolirono irrimediabilmente la dinastia saadida. L’ultimo sovrano, Ahmad Al Abbas, fu assassinato 1659: dopo la sua morte il regno fu conteso tra i Dilaiyya dell’Atlante e gli Shorfa Alawiti del Tafilalt che conseguirono definitivamente il potere nel 1668.