Periodo mauretano

Le prime notizie che abbiamo sul regno dei Mauri risalgono alla fine del II s. a.C. quando esso entra in contatto con Roma, benché le fonti storiche antiche ne testimonino l’esistenza già dal IV s. a.C. Il sovrano esercitava il potere non tanto sui territori corrispondenti agli attuali Marocco e Algeria occidentale, quanto piuttosto sulle comunità tribali di quest’area e che erano quindi legate all’autorità sovrana da un rapporto di sottomissione.

Durante la guerra contro Cartagine e dopo la distruzione di questa (146 a.C.), Roma guardò con crescente interesse ai territori dell’Africa settentrionale, cercando di limitare l’espansionismo dei re numidi, stabilendo alleanze con città di origine fenicio-punica (ad esempio Cadice) o favorendo la nascita di regni indipendenti. Un intervento romano più diretto nei territori mauretani ebbe luogo durante le guerre civili, verso la metà del I s. a.C., quando i sovrani Bocco II e Bogud, figli di Bocco I, si allearono l’uno con Ottaviano e l’altro con Antonio. Dopo la vittoria di Ottaviano il regno fu affidato a Bocco II che, alla propria morte nel 33 a.C., lo lasciò in eredità ai Romani. Questi, decisi a non insediarsi militarmente nella regione né a istituire una nuova provincia, fondarono tre colonie di veterani (Iulia Valentia Banasa, Iulia Constantia Zilil e Babba Iulia Campestris) amministrate dal governatore della Hispania Baetica, la provincia iberica meridionale. Nel 25 a.C. Roma restituì al principe Giuba II il potere reale su tutta la Mauretania, tra l’Oceano e l’Algeria centrale. Figlio del re di Numidia sconfitto da Cesare, egli era stato educato a Roma, assimilando una forte identità romana e la conoscenza della cultura greca; sposò la principessa egiziana Cleopatra Selene, figlia di Marco Antonio e di Cleopatra.

Favorendo l’incontro tra la cultura ellenistico-romana e i sostrati indigeni, fenici e punici, Giuba II impresse un segno profondo su tutta la Mauretania.

Iol Caesarea (l’attuale Cherchel in Algeria) fu la sua capitale, così chiamata in onore di Cesare Augusto, costruita secondo canoni architettonici e stili decorativi romani e italici. Per abbellire gli edifici di spettacolo che diffondevano modelli culturali italici, Giuba fece giungere dall’Italia e dalla Grecia opere d’arte e maestranze incaricate di formare la manodopera locale.

La provenienza da Volubilis del ritratto ufficiale più noto di Giuba, diffuso al momento delle nozze con Cleopatra Selene, potrebbe suggerire che anche questa città sia stata una delle capitali del regno (regia Iubae) o che il sovrano avesse dei possedimenti nelle immediate adiacenze.

Con la morte di Giuba nel 23 d.C., la successione spettò al figlio Tolemeo che proseguì la politica paterna nei confronti di Roma.

Durante il periodo mauretano (II s. a.C.-40 d.C.) nella penisola tingitana si sviluppò una civiltà urbana che raggiunse il proprio culmine proprio sotto il re Giuba II.

Se in questo periodo Roma inizia già a far sentire la sua influenza, le tradizioni culturali puniche appaiono ancora vitali. Un esempio significativo è dato dalla legenda incisa in caratteri neopunici su monete di città come Lixus, Tingi, Tamuda, che indicano con evidenza la persistenza, sia pur in forme evolute, della lingua di Cartagine.