Idrisidi

Il fondatore della dinastia, Idris I, si rifugiò in Marocco nel 786 per sfuggire al massacro dei discendenti del Profeta da parte degli Abbasidi, i califfi di Baghdad. Il prestigio che gli derivava dal fatto di essere sharif (discendente del Profeta) gli permise di unire diverse tribù della regione di Meknès che lo proclamarono imam e si stabilì nei pressi di Volubilis, diffondendo l’islam tra quelli che non si erano ancora convertiti e tra quanti lo avevano abbandonato. Fondò il primo nucleo di quella che sarà la grande Fès sulla riva destra del fiume omonimo, nell’area più fertile della regione. Più che di un regno vero e proprio, si trattò di un insieme di tribù che occupavano un vastissimo territorio che si estendeva sino a Tlemcen (odierna Algeria), con una capitale. Idris II, il figlio del primo sovrano, era nato dopo il suo assassinio commissionato dagli Abbasidi nel 791 e gli successe nell’803. Proseguì l’opera del padre ingrandendo il regno e creando il primo governo centrale. Nell’808 fondò un altro centro sulla sponda opposta dell’Oued Fès; l’unificazione della città fu opera degli Almoravidi nell’XI secolo. Il suo successore Mohammed suddivise il regno tra i fratelli di età maggiore: Tandja/Tangeri e il suo territorio, con Al Basra, toccarono ad Al Khasim. Sotto la pressione dei Fatimidi che governavano l’Ifriqiya (attuale Tunisia), Mohammed si rifugiò nel Rif nel 922. Nelle lotte tra i Fatimidi e gli Omayyadi di Cordova per il controllo degli sbocchi sul Mediterraneo delle vie carovaniere, questi ultimi si impadronirono di Ceuta e Melilla. La vittoria omayyade sull’ultimo degli Idrisidi 974 alleato dei Fatimidi ed la sua morte nel 985 segneranno la fine della dinastia; l’anarchia provocata dalla caduta del califfato di Cordova nel 1036 faciliterà la presa di potere da parte degli Almoravidi.

Gli Idrisidi giocarono un ruolo importante nell’urbanizzazione della regione tingitana, con la fondazione di Asilah e di Basra; della produzione artistica di questo periodo non si conosce molto. Le monete d’argento coniate nelle 22 zecche attive durante il loro regno sono numerose e sono state rinvenute anche in Russia e nei paesi baltici.