Dopo l'Indipendenza
Il ritorno in patria di Mohammed V e della sua famiglia fu trionfale e alla cerimonia seguita alla proclamazione dell’indipendenza, ove il sultano si presentò come imam e califfo, assistettero 150.000 persone. L’arduo compito che spettava ora al sovrano, che aveva preso il titolo di re, era la fusione di vecchie e nuove strutture amministrative e politiche, in altri termini di coniugare il makhzen e il protettorato. La sua morte improvvisa, nel 1961, lasciò il paese nello sgomento e nel dolore. Il figlio Hasan II ereditava un regno politicamente stabile; formato dal padre che lo aveva associato ben presto al potere, fu un virtuoso della politica nel corso del suo lungo regno (1961-1999). Seppe trasformare il vecchio Impero Sharifiano nel nuovo Regno del Marocco, ammodernandone le istituzioni, ma senza rinnegarne le tradizioni. L’apertura verso i rapporti internazionali e i commerci spostò il centro di gravità del paese verso la costa atlantica, con la crescita di Casablanca e Rabat. Il 7 dicembre 1962 il popolo approvò con un referendum il progetto di “monarchia costituzionale, democratica e sociale”, che si fondava su tre istituzioni: la monarchia, il Parlamento e il governo; nel 1963 ebbero luogo le prime elezioni e fu costituito il Parlamento. Due anni dopo il re, a seguito di gravi episodi di violenza, proclamò lo stato di emergenza, sospese la costituzione e assunse tutti i poteri. Gli anni ’60 furono segnati dallo stallo dell’economia, da una crescita demografica eccezionale, dalla corruzione della burocrazia, da un grosso deficit pubblico e dall’aumento disoccupazione; i disordini di Casablanca del 1965 fecero più di 1000 morti e l’affaire Ben Barka compromise i rapporti con la Francia. Nel 1970 fu revocato lo stato di emergenza e venne approvata una nuova costituzione, ma un tentativo di colpo di stato, un attentato alla persona del re e un complotto, succedutisi tra l’estate del 1971 e la primavera del 1973, ebbero come conseguenza una politica meno repressiva e basata su un maggiore consenso. La questione del Sahara occidentale, già possedimento spagnolo, dove era stato da poco scoperto un immenso giacimento di fosfati che suscitava ambizioni da parte dell’Algeria, divenne un polo di aggregazione popolare intorno alla figura del re, inflessibile nel suo intento di recuperarlo. Hasan II organizzò la “Marcia Verde”: 350.000 civili disarmati, con in mano il Corano e la bandiera marocchina, partirono il 6 novembre 1975 per prenderne pacificamente possesso; otto giorni più tardi la Spagna firmò l’accordo tripartito con Marocco e Mauritania che si spartirono il vecchio possedimento. A questo atto si opposero con violenti combattimenti il Polisario e l’Algeria. Nel clima di distensione politica seguita al consenso che la monarchia aveva ottenuto con la “Marcia Verde” ebbero luogo le elezioni dei vari organi centrali e periferici, ma la pressione delle masse da poco urbanizzate e la guerra nel Sahara furono all’origine di nuovi disordini. Una nuova costituzione, entrata in vigore nel 1996 istituì due Camere, una delle quali eletta a suffragio universale; pur lasciando ampi spazi di manovra al sovrano, essa stabiliva un migliore equilibrio tra i poteri. Tuttavia un bilancio del lungo regno di Hassan II non può prescindere dalla sua scarsa attenzione ai diritti umani.
L’agricoltura fu favorita da Hasan II mediante la costruzione di numerose dighe, una per ogni anno di regno, che garantissero dai danni delle periodiche siccità. Il sovrano promosse una notevole attività edilizia, con il restauro dei palazzi reali di Fès, Meknès, Marrakesh e Tangeri, con la costruzione del mausoleo di Mohammed V a Rabat e della grandiosa moschea di Casablanca, seconda solo a quella della Mecca. Quanto alla politica internazionale, Hasan II era solito ripetere che il Marocco è come un albero le cui radici, che gli assicurano il nutrimento, affondano nel suolo africano, e che respira grazie alle foglie mosse dal vento europeo. In più occasioni egli fu mediatore apprezzato ed efficace, specialmente nelle trattative arabo-israeliane, dove poté contare sull’appoggio della diaspora ebraica marocchina; all’indomani degli accordi di Oslo stabilì relazioni diplomatiche con Israele. Con la Francia mise in atto un proficuo rapporto di cooperazione e con la Spagna stipulò diversi trattati, anche se gli fu impossibile il recupero dei “presidii” di Ceuta e Melilla.
Mohamed VI è stato proclamato re, all’età di 36 anni, la sera stessa del decesso del padre, il 23 luglio 1999; nato dopo l’indipendenza, ha operato sin dall’inizio per un profondo rinnovamento del paese senza rinnegare l’eredità del passato. In questo senso vanno l’amnistia accordata all’inizio del regno agli esuli e agli oppositori, l’indennità per gli scomparsi o per le vittime di detenzioni arbitrarie, il ritorno in patria della famiglia Ben Barka e dell’oppositore A. Sarfaty, la rimozione dell’impopolare ministro degli Interni Driss Basri, un radicale rinnovamento degli alti funzionari. Una delle sue realizzazioni più importanti è stato il nuovo Codice di famiglia (Mudawwana), che consente un reale miglioramento della condizione femminile con garanzie di protezione della donna e della famiglia. Sul piano dell’occupazione e del miglioramento delle condizioni di vita ha dato impulso alla creazione di infrastrutture: porti, strade, ferrovie, distribuzione dell’acqua potabile negli abitati isolati; nel Rif ha favorito la ricostruzione dopo il terremoto di Al Hoceima. Per quanto riguarda i rapporti internazionali, ha consolidato da un lato quelli con i paesi arabi e gli altri paesi africani, dall’altro con l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America mediante una serie di accordi.