Il castellum di Tamuda
Il sito di Tamuda si trova a circa 5 km a SW della città di Tétouan, sulla riva destra dell’Oued Martil. Attualmente, dopo le indagini condotte tra il 1921 e il 1958 e poi nel 1996, è compreso all’interno di un rilevante progetto di ricerca finalizzato alla tutela e valorizzazione, che coinvolge varie istituzioni marocchine e spagnole.
Nel I s. d.C. i Romani costruirono, sulle rovine della città punico-mauretana di Tamuda, un campo militare di pianta quadrangolare, con gli angoli arrotondati e privo di torri. Il castellum di Tamuda costituiva una postazione molto importante per tenere sotto controllo le popolazioni maure, che spesso dovette reprimere duramente, come sappiamo dagli autori antichi. Questi episodi bellici trovano un riscontro archeologico negli strati di incendio in età mauretana e romana: le consistenti tracce di incendio individuate presso la porta occidentale del castellum testimoniano di attacchi portati dalle popolazioni locali.
Una caratteristica della città mauretana come del successivo campo romano è costituita dal considerevole innalzamento dei livelli d’uso: il deposito di detriti formatosi dopo l’incendio, consolidatosi, diede luogo ad una sorta di tell su cui venne costruito il castellum.
L’ottimo stato di conservazione, che fa di Tamuda uno dei siti romani e tardo antichi più importanti del Marocco settentrionale, consente di comprenderne con chiarezza lo schema costruttivo: il campo militare ha una pianta quadrata di circa 80 m di lato; è attraversato da due assi viari principali (la via principalis e la via praetoria, orientate rispettivamente in senso E-W e N-S) perpendicolari tra loro che si incrociano al centro e comprende edifici di funzioni diverse, militari (principia) e non (terme, magazzini, horrea, etc). Il sistema difensivo è costituito da muraglia e torri: queste, che si presentano semicilindriche all’esterno e squadrate all’interno, vennero aggiunte in vari momenti a protezione delle porte e degli angoli del campo e sono in tutto 20. In corrispondenza dei punti cardinali si trovano le porte, alle quali nel corso del III s. d.C. furono affiancate, come si è detto, le torri; quella meridionale, la più imponente e meglio conservata, introduce in un importante sia per lo stato di conservazione sia per l’imponenza: essa coincide con un ingresso che si articolava in tre ambienti, due dei quali vennero chiusi dalla costruzione delle semitorri esterne. Il muro perimetrale ha una larghezza costante di m 1,10 circa.
Le aree funerarie del castellum di Tamuda
Delle aree funerarie di Tamuda si conoscono sino ad ora una necropoli nella parte SW del campo che insiste in parte su costruzioni di epoca mauritana, alcune sepolture tra il muro occidentale del castellum e il fiume ed altre infine nel settore orientale del castellum. Gli scarsi dati di scavo consentono di assegnare loro una generica datazione all’età imperiale (I-IV s. d.C.). Quanto alla tipologia delle tombe, sono attestate: le inumazioni in semplici fosse lungo i muri di epoca mauritana o nel terreno; altre, coperte alla cappuccina o con pietre, mattoni e terra; le incinerazioni in urne di piombo o all’interno di anfore. I corredi funerari sono costituiti da vasellame, gioielli, armi, ornamenti militari e monete. Da Tamuda provengono inoltre due iscrizioni funerarie.
Gli scavi archeologici hanno restituito materiale ceramico, monete e numerosi oggetti in metallo che offrono informazioni preziose sulla vita militare che si svolgeva a Tamuda: armi (una spada in ferro quasi integra con impugnatura in bronzo, punte di lancia), fibule di cinturoni e una ruota in bronzo di freno di cavallo (il che significa che questo animale era utilizzato per le esigenze del campo militare).
Nel castellum si praticavano inoltre diverse attività artigianali: quella tessile è attestata dal ritrovamento di pesi da telaio; le officine di forgiatura per garantire ai militari il necessario equipaggiamento e le riparazioni alle armature sono testimoniate dalla presenza di varie scorie metalliche di forma piano-convessa (II s. d.C.). In epoca romana venne utilizzato, per produrre vari tipi di manufatti (lampade, pesi, sarcofagi, etc.), un minerale argentifero proveniente dalle miniere di piombo presso Tamuda.