Epoca romana
Nel 146 a.C. Roma, dopo un assedio di tre anni, riuscì a sconfigge definitivamente Cartagine e ad annettersi il suo territorio, assicurandosi il possesso di una base di enorme importanza strategica per il controllo del Mediterraneo. Si costituì allora la Provincia d’Africa, con capitale Utica. Questo territorio, (esteso tra i 20 e i 25.000 Km2), scarsamente popolato ed estremamente fertile, rappresentava la zona ideale per un eventuale stanziamento coloniale che avrebbe consentito di risolvere, almeno in parte, la crisi economica e sociale che aveva ridotto in miseria la plebe romana. Per circa un secolo, dal 146 al 46 a.C. la provincia, fu oggetto dell’opera colonizzatrice dei Romani. Nel 122 a.C. il tribuno della plebe Gaio Sempronio Gracco, capo del partito dei populares, fondò una colonia nel territorio dell'antica Cartagine (Colonia Iunonia Karthago). L’estensione delle terre distribuite ai coloni, circa 300.000 ettari, induce a pensare a una loro dispersione all'interno della provincia. Nel 121 a.C. il movimento di colonizzazione subì un arresto, quando Gracco venne assassinato e il partito dei populares venne sostituito da quello degli optimates, rappresentanti dell'aristocrazia romana.
Mentre Cartagine fu rasa al suolo, le città alleate come Hadrumetum (Sousse) e Utica, vennero premiate. Le fonti antiche raccontano che anche le città che avevano parteggiato per Cartagine durante le varie fasi delle guerre puniche, furono duramente punite. In modo particolare Strabone dice che le principali città del Cap Bon (Aspis-Clipea/Kélibia, Neapolis/Nabeul, Hermaea/el Haouaria e Neferis /Khanguet el-hoj-jaj) furono distrutte. Tuttavia, quasi tutte queste città, tranne ovviamente Cartagine, si risollevarono, probabilmente perché la condanna di Roma nei loro confronti non fu definitiva. Il Nord Africa fu così interessato, fin da subito, da un notevole afflusso di popolazioni, principalmente italiche che, attirate dalla generosa fertilità del suolo, occuparono la nuova provincia come appaltatori dell’ager publicus, o come veterani stanziati su porzioni di ager adsignatus. A questi due gruppi, si aggiunsero quelli dei numerosi negotiatores che, attirati dai vantaggi che offrivano le principali piazze commerciali e marittime della regione, iniziarono a gestire le esportazioni di prodotti agricoli verso Roma. L’Africa divenne così il maggior fornitore di grano, garantendo all’Urbe la copertura per i due terzi dell’anno.
Cesare riorganizzò i territori africani: il regno della Numidia occidentale venne per metà annesso al regno di Mauretania e per metà assegnato a Publio Sittio Nocerino. Il regno della Numidia orientale divenne invece una nuova provincia: l'Africa Nova (con capitale Zama). Per contrasto, i territori che già in precedenza costituivano la provincia d'Africa presero allora il nome di Africa Vetus (Africa Vecchia). Vennero, inoltre, inviati veterani italici e gallici con lo scopo di fondare nuove città sulla costa africana. Si trattava dei centri di Cartagine (44 a.C.), Thabraca, Hippo Diarrhytus, Thuburbo Minor, Uthina (nei pressi di Cartagine), Clupea, Carpis, Curubis (45 a.C.) e Neapolis. Questa politica coloniale gli consentiva, inoltre, di controllare le rotte delle navi che trasportavano il grano africano, necessario per l'approvvigionamento di Roma.
Il Cap Bon diventa protagonista negli anni della guerra fra Cesare e Pompeo. I partigiani di Pompeo si erano già installati in Africa da lungo tempo e godevano dell’appoggio di Juba, re della Numidia. Nel giugno 49, Curione, il propretore incaricato di combattere i Pompeiani, sbarcò ad Anquillaria nel Cap Bon, nella zona tra Clipea e Cartagine. Nello stesso momento le principali città del Cap Bon (Clipea e Curubis) vennero occupate e fortificate dai generali di Pompeo, Publius Attius Varus e Caius Considius Longus.
Le fonti antiche non ci tramandano notizie di battaglie nelle regioni del Cap Bon, ma alcune città come Clipea, Curubis e Neapolis, furono acquisite alla causa cesariana e il dittatore, all’indomani della sua vittoria definitiva sui suoi nemici a Tapso nel 46 a.C., le ricompensò concedendo lo status di città libere e autonome (oppida libera) e vantaggi fiscali.
Questa vittoria di Cesare sui partigiani di Pompeo nel 46 a.C. segnò un profondo cambiamento nella politica romana nel Cap Bon e, più in generale, nella provincia africana, inaugurando una politica colonizzatrice maggiormente presente ed efficace. Dal 46 a.C., la letteratura antica diventa avara di informazioni sul Cap Bon.
Il Cap Bon durante l’impero romano
Il Cap Bon ospitò un grande numero di colonie giulie che, come dimostrano i loro nomi, furono create da Giulio Cesare in persona o da suo figlio adottivo, Ottavio, il futuro Augusto, durante il periodo compreso tra il 46 e il 27 a.C. Le più importanti furono Nabeul (Neapolis), Korba (Curubis), Kélibia (Clipea) e Sidi Raïs, non lontano da Korbous (Carpis-Karpis).
Successivamente Ottaviano riorganizzò le province nel 27 a.C., anno in cui gli venne conferito il titolo di augusto: le due province dell'Africa Vetus e Nova vennero unificate e classificate come provincia senatoria, retta da un proconsole, con il nome di Africa Proconsolare (Africa Proconsularis).
Augusto riprese la politica di fondazioni coloniali di Cesare e il territorio fu organizzato attraverso una rete di città di diversa condizione: colonie (coloniae), municipi (municipia) e città peregrine (civitates peregrinae, ovvero "straniere"). Le colonie fondate da Augusto si estesero dalla zona intorno a Cartagine e nella precedente Africa Nova, fino ai confini con la Mauretania, con lo scopo di accelerare la romanizzazione dei territori provinciali, ossia la lenta acquisizione di usi e costumi modellati su quelli di Roma, di cui erano portatori i coloni.
Il periodo che va dalla morte di Augusto sino alla fine della dinastia Flavia (14 – 96 d.C.) vede interrompersi bruscamente il processo di colonizzazione, che riprende solo con l’arrivo dei prìncipi della dinastia Antonina (96 – 192 d.C.). In questa fase riprende la politica di romanizzazione e municipalizzazione delle città del Cap Bon.
Durante l’epoca Severiana (193-235 d.C.) prosegue la prosperità acquisita sotto gli Antonini e si consolida il processo di romanizzazione nella regione del Cap Bon, tanto che le città si presentano, ormai, come delle Roma in miniatura: teatri, anfiteatri, bagni pubblici e templi dedicati alle divinità romane sono presenti ovunque. Inoltre, verso il 211-212 molti Africani acquisirono la cittadinanza romana, concessa dall’imperatore romano Caracalla (198-217 d.C.) a tutti gli abitanti liberi dell’Impero. Tuttavia, presumibilmente questo atto non modificò in modo significativo il quadro sociale nella regione del Cap Bon e, più in generale, nelle province africane.
La crisi dell’impero nel III secolo d.C. dopo la morte di Severo, ebbe delle ripercussioni anche sull’Africa: l’aumento della pressione fiscale e le rappresaglie imposte dall’imperatore Massimino (235-238 d.C.) per finanziare le campagne belliche contro i Germani, impoverirono il paese e favorirono le ribellioni dei berberi. Sotto Diocleziano (284-305 d.C.), l'amministrazione provinciale venne riformata e la provincia dell'Africa proconsolare venne suddivisa nelle nuove province di Proconsolare Zeugitana (Proconsularis Zeugitana) e di Valeria Bizacena (Valeria Byzacena), che entrarono a far parte della diocesi d'Africa nella Prefettura del pretorio d'Italia (Italiae). Con la divisione dell'impero dopo la morte di Teodosio I nel 395, dalla provincia di Valeria Bizacena si distaccò ancora la nuova provincia della Tripolitania e le tre province fecero parte dell'Impero romano d'Occidente.
Nel IV e V secolo d.C. malgrado il risvegliarsi della resistenza berbera, le riforme amministrative e militari, il cui obbiettivo era rafforzare il controllo della regione, la regione dell’attuale Tunisia era un paese relativamente prospero, rifugio dell’aristocrazia senatoriale alla caduta di Roma.
La storia tarda del Cap Bon è poco conosciuta. Le testimonianze delle iscrizioni latine sono rare e, per l’epoca che va dalla metà del III secolo d.C. in poi, le informazioni provengono principalmente dai monumenti e dagli oggetti raccolti nel corso degli scavi che, tuttavia, spesso sono stati condotti con criteri poco scientifici. Alcune notizie ci vengono tramandate da Procopio, che ricorda come la flotta bizantina di Basiliscus si ormeggiò, nel 468, non lontano dal Cap Bon. Anche la flotta di Belisario si rifugiò nella parte occidentale del Cap Bon, in attesa dell’esito delle operazioni terrestri che portarono alla disfatta vandala di Ad Decimum nel 533.