Kerkouane

La città, situata all’estremità nord-orientale del Cap Bon tra Kélibia, l’antica Aspis-Clipea, ed El Haouaria (presso il Promontorium Mercurii, l’attuale Ras el Drek), si estende per circa 7-8 ha. Il nome moderno di Kerkouane fu assegnato al sito dai suoi scopritori nel 1952. Si ritiene che il poleonimo antico, non tramandato da autori classici né da iscrizioni, possa identificarsi con il nome di matrice libica Tamezrat che (seguito dall’aggettivo Sghira, piccola) indica il sito nei titoli fondiari.

Ubicata in un territorio già abitato da tribù libiche, la città doveva esistere almeno dal VI s. a.C.;

parrebbe aver subito due attacchi durissimi: una prima volta, verso il 310 a.C., durante la spedizione in Africa di Agatocle e una seconda, nel 256-255 a.C., da parte del console romano Regolo, nel corso della prima guerra tra Roma e Cartagine. Questa seconda distruzione segnò la fine di Kerkouane, che, abbandonata, non si risollevò più.

Le ricerche archeologiche hanno permesso di ricostruire l’impianto della città punica tra la fine del IV e la prima metà del III s. a.C.: esso presenta uno schema regolare con strade larghe mediamente 4 m, non sempre tracciate secondo lo stesso allineamento, che dividevano gli isolati. Questi erano caratterizzati per lo più da una forma quadrangolare irregolare e sistemati spesso a squadra.

Rispetto all’architettura privata, assai ben documentata attraverso i vari quartieri abitativi, l’edilizia pubblica è decisamente meno conosciuta. Al centro della città sono stati individuati due edifici sacri, uno dei quali è un santuario conforme ai modelli semitici. Altri spazi di carattere religioso, ma privato, sono rappresentati da alcune cappelle domestiche.

Delimitata a est dal mare, l’area urbana, rispetto ai pericoli esterni, era protetta da una doppia cinta muraria.

L’urbanismo regolare e funzionale di Kerkouane parrebbe rispondere a un programma edilizio e urbanistico prestabilito in accordo alle diverse esigenze della vita quotidiana della città. E questa disposizione si sovrappose a una più antica rispondente alle stesse norme.

Di un centro costiero come Kerkouane, aperto ai traffici del Mediterraneo, non sono noti a tutt’oggi elementi che consentano di identificarne il porto.

L’estensione della città e il numero delle abitazioni individuate consentono di ipotizzare che a Kerkouane abitassero circa 2000 persone, divise in famiglie composte da cinque a sette persone; appartenenti per lo più a un ceto medio. La presenza di una forte componente etnica libico-berbera è evidenziata in modo particolare dall’onomastica delle iscrizioni funerarie; queste testimoniano anche dell’esistenza di famiglie miste formatesi attraverso l’unione tra punici, libici, greci e italici, ciascuno portatore di riti e credenze differenti.

La città, oltre che sullo sfruttamento del ricco retroterra, fondava la propria economia sulle attività legate al mare, come la pesca, la fabbricazione della porpora, il commercio, e sull’artigianato (la produzione ceramica, la coroplastica, la lavorazione del vetro, etc).

A nord della città e poco distanti da essa si trovano le necropoli di Arg el Ghazouani, Jbel Mlezza e Dar es-Sâafi, scavate negli affioramenti rocciosi delle colline presso la costa.

Kerkouane, l’unica città punica ben conservata, è stata inserita tra i monumenti del Patrimonio culturale mondiale dell’UNESCO.